(Galesburg, Illinois, 1878 - Connemara, Carolina del Nord, 1967) poeta statunitense. Figlio di poveri immigrati svedesi, visse una giovinezza dura e avventurosa; fu sguattero, contadino, soldato durante la guerra ispano-americana del 1898. Iniziata l’attività letteraria come collaboratore di «Poetry», poi giornalista e inviato speciale, nel 1904 pubblicò una raccolta di versi, Nell’estasi sfrenata (In reckless ecstasy). Seguirono nel 1916 le Poesie di Chicago (Chicago poems), che lo consacrarono cantore della città nell’era industriale, bardo della sua «Chicago ventosa, macellaia del mondo»; nel 1920 Fumo e acciaio (Smoke and steel); nel 1926 Buon giorno America (Good morning, America); nel 1936 La gente sì (The people yes). La monumentale biografia di Lincoln (Gli anni della prateria, The prairie years, 1926, e Gli anni della guerra, The war years, 1939) sancì, in rapporto alla storia del suo paese, quella visione democratico-populista che aveva caratterizzato sin dall’inizio la sua poesia. Attento studioso del folclore, S. raccolse, interpretandoli a volte egli stesso con l’accompagnamento della chitarra, i canti popolari d’America. Prigioniero del suo stesso mito, il giovane ribelle whitmaniano senza la grandezza di Whitman, divenne, da vecchio, il poeta della Casa Bianca, un simbolo stereotipato della nazione. Ma alcuni suoi salmi laici, i più spogli e asciutti, pur esaurita ormai la funzione di rottura, gli sopravvivono.